“L’ultima rondine”, di Leido Petrucci

“L’ultima rondine”

di Leido Petrucci

Mi trovo in una stanza con le pareti colorate e nel cuore cassetti pieni di ricordi che la mente non cancella. Unico contatto con il mondo esterno, una finestra dove vedo sorgere il sole da dietro la collina. I suoi raggi arrossiscono il mio viso disegnando papaveri rossi, cerco di ignorare il suo calore ma alla fine devo cedere e chiedo di stringere la tenda. La mattina seguente una nube lo nasconde dietro di sè e finalmente potevo viaggiare nei ricordi, in uno di questi viaggi ho la mente distratta ma un colpo alla finestra mi scuote, con meraviglia vedo una rondine aggrappata alla rete anti zanzara. Restava lì, sembrava dire:
“Vieni a volare lontano con noi, con la forza del pensiero!”,
le dicevo: “Vola via, te che puoi essere libera. Noi diversi viviamo sotto la sabbia pronti a riprenderci la vita alla prima occasione, la nostra è una sfida continua al nemico dentro noi, vendiamo sorrisi al miglior offrerente, progettiamo in silenzio di tornare ad una vita normale!”,
“Anche per noi non è facile passare la giornata!”, dice la rondine.

“Ci fu un tempo che oscuravamo il sole durante l’emigrazione, riempivamo i fili della corrente, volavamo sui campi di grano a caccia di succolenti insetti, oggi sono tossici a causa dell’inquinamento urbano, agricolo. Molte sono malate e non raggiungeranno i nidi per la riproduzione, io che guiderò lo stormo sarà penoso voltarsi in dietro e vederle cadere giù!”.
“Non piangere amica mia, c’è una selezione naturale per tutto, ehi, ehi, dove vai?”
la vedo volare via insieme alle sue compagne organizzate per terrorizzare mosche, vespe, vere antibiotici naturali contro tutti gli insetti muniti di ali.

Mi domando dove sei, cosa starai facendo, se stai bene, ah, se avevo le ali potevo risolvere i tuoi problemi e renderti felice. Stavo perdendo la fiducia di rivedere il mio portafortuna, quando un picchiettio alla finestra ravviva la speranza. Era lì, con le piume scomposte e gli occhietti tristi come me;
“Cosa hai fatto?”,
domando:
“Stavo per cadere in una imboscata dei cugini Astore e Pellegrino!”,
risponde la rondine.
“L’Autunno è alle porte e presto partirò per l’Africa dove la natura padroneggia, lì ci saranno milioni di animali al pascolo pieni di mosche, un’occasione per i nostri becchi appuntiti. L’aria fresca e qualche temporale segnala il cambio di stagione!”,
fuori c’è un bel fermento, lo stormo era sempre più numeroso. Per la mia amica era giunto il momento di guidare le sue sorelle fino nella profonda Africa, per una nuova riproduzione.

Il tempo scorre veloce fra le quattro pareti che la Primavera riempe i prati di fiori, il canto degli uccelli risuona in ogni angolo verde, sotto le sporgenze dei tetti si vedono i primi nidi di rondine, ma lei non c’è. Stanotte l’ho sognata vicino a me sul cuscino, sussurrava qualcosa ma non ricordo, poi ero leggero e volavo al suo fianco fra le case, era bellissimo stare lassù.

“L’ultima rondine”, di Leido Petrucci