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MORBO DI PARKINSON: TERAPIA

La Malattia di Parkinson è una malattia cronica, lentamente progressiva, che coinvolge importanti funzioni (motorie, vegetative, cognitive e comportamentali): per essa sono disponibili trattamenti farmacologici e chirurgici che, pur non riuscendo ad arrestarne il decorso, consentono tuttavia di rallentarne l’evoluzione e di conservare una buona/discreta qualità di vita.

Un approccio multidisciplinare - che abbini trattamenti farmacologici e non, definiti da un’équipe di specialisti in concerto con il malato ed il suo caregiver - sembra il migliore per trattare una malattia complessa e dalla sintomatologia così varia. Per raggiungere questo obiettivo sono sorti in molti centri specializzati programmi di assistenza integrata gestiti da un team multidisciplinare. Perché l’approccio abbia successo è fondamentale un’informazione efficace, offerta al malato ed al suo caregiver: gli obiettivi dovrebbero essere pienamente condivisi, in relazione alle esigenze personali ed all’ambiente, più o meno favorevole.

La messa a punto di terapie efficaci è in continua evoluzione: in particolare, si stanno sperimentando farmaci neuroprotettivi (ad es. la rasagilina) in grado di agire sempre meglio sulla progressione della malattia, specie se assunti precocemente.

Alla formulazione della diagnosi deve seguire dunque la presa in carico del malato. Una diagnosi precoce si rivela utilissima per approntare tempestivamente un buon intervento farmacologico ma anche, come vedremo, un’idonea riabilitazione (di tipo convenzionale e di tipo complementare).

Il medico (o meglio l’équipe multidisciplinare) concorda con il malato - alla luce della sintomatologia e della sua intensità - quali farmaci/combinazioni di farmaci, ed in quale posologia, occorre assumere, non esistendo a priori un’unica terapia ottimale. Qualsiasi terapia farmacologica viene avviata lentamente e a piccole dosi, poiché la tolleranza e l’efficacia è molto soggettiva (non tutti i pazienti traggono uguale beneficio dalla stessa cura). Un accurato diario del trattamento (tenuto dal malato e dal suo caregiver) potrà rivelarsi molto utile per raccogliere informazioni nel corso del tempo.

Esistono diversi farmaci per il trattamento della Malattia di Parkinson: i più diffusi sono la l-dopa, gli agonisti della dopamina, gli inibitori della catecol-O-metiltransferasi (COMT) e gli inibitori delle monoaminossidasi di tipo B (MAO-B).

Vi sono effetti collaterali importanti che si verificano dopo un’assunzione (mediamente) ultraquinquennale di l-dopa (come discinesie e fluttuazioni motorie): inizialmente è possibile attenuare queste manifestazioni modificando la terapia orale, ad es. frazionando le dosi di l-dopa ed integrando la terapia con agonisti della dopamina, inibitori delle MAO-B ed inibitori della COMT; dopo qualche anno di trattamento, una parte dei pazienti non riesce ad essere controllata in modo adeguato con la sola terapia orale. Per questi pazienti esistono tuttavia nuove possibilità terapeutiche in grado di migliorare la sintomatologia e la qualità di vita.

L’approccio chirurgico consiste nella Stimolazione cerebrale profonda (Deep brain stimulation, DBS), oppure, nelle forme più avanzate, nell’ablazione di piccole porzioni dei gangli della base.