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DISTROFIA MUSCOLARE: DEFINIZIONE

Con il termine Miopatia (da pathos che designa una malattia e myos il muscolo) si intende semplicemente un’anomalia del muscolo senza altre connotazioni e, più in generale, sotto tale termine si fanno quindi rientrare tutte le malattie del sistema muscolare.

Le miopatie vengono definite dal CIOMS (Consiglio per le Organizzazioni Internazionali delle Scienze Mediche) come un disordine del muscolo scheletrico, con o senza variazione della massa muscolare, che può essere accompagnato da dolore muscolare (mialgia) o debolezza.

Le miopatie possono interessare un intero sistema di fibre muscolari, un gruppo definito di muscoli, oppure l’intera muscolatura dell’organismo.

L’indebolimento muscolare può variare da una semplice asimmetria dei piccoli muscoli facciali senza conseguenze funzionali, fino allo sviluppo di un deficit grave di funzioni motorie, come il sollevare le braccia o mettersi in piedi. Ciò può quindi arrivare a dare una disabilità o handicap in grado di compromettere lo svolgimento delle attività della vita quotidiana o della vita professionale.

La compromissione può essere progressiva, mantenersi stabile per numerosi anni o regredire anche a seconda delle possibilità di trattamento farmacologico. Il deficit motorio può causare una serie di problemi secondari, diversi a seconda del tipo di miopatia, come l’indebolimento del muscolo cardiaco o la presenza secondaria di una deformazione osteoarticolare.

Le miopatie possono essere geneticamente determinate oppure di tipo infiammatorio o tossico. La gravità della debolezza muscolare e la sua evoluzione variano da un tipo di miopatia all’altra e questa è la ragione per cui è importante conoscere bene la natura della malattia, cioè la sua causa, diversa per ogni tipo di miopatia.

Le miopatie vengono classificate in due gruppi principali: le forme dipendenti da un difetto della fibra muscolare sono dette miopatie primitive e comprendono le Distrofie muscolari, le miopatie congenite, le miopatie mitocondriali, le miopatie metaboliche. Hanno origine genetica e differiscono per il quadro clinico (muscoli colpiti, età del paziente, ecc.). Sono accomunate dal fatto di provocare atrofia (ovvero riduzione del volume e quindi della funzionalità) progressiva della massa muscolare interessata, con debolezza, disturbi della postura e della capacità di camminare.

Le miopatie secondarie, invece, si presentano in conseguenza di altre malattie a carico di altri organi od apparati. Tra queste occupano un posto importante le cosiddette miopatie neurogene ovvero seguenti ad una lesione a carico delle cellule nervose motrici a livello del midollo spinale o dei nervi periferici, con seguente atrofia delle fibre muscolari dipendenti (le cd. atrofie muscolari neurogene), seguenti ad un trauma, un tumore, processi tossinfettivi, ecc.

Miopatie secondarie possono verificarsi anche in corso di alcune malattie metaboliche (come in alcune glicogenosi) o di alcune malattie endocrine (come ad es. l'ipertiroidismo e l'ipotiroidismo).

 Un'importante malattia muscolare è la miastenia, determinata da un disturbo della trasmissione dell'impulso nervoso alle fibre muscolari. Il sistema muscolare può essere anche interessato da processi infiammatori (miosite e polimiosite), da tumori e da metastasi.

Si calcola che in Italia l'1% circa della popolazione sia affetto da malattie neuromuscolari; questa percentuale equivale grosso modo al 10% di tutti gli ammalati neurologici.

Le Distrofie Muscolari rappresentano la forma più diffusa di miopatie. Raggruppano gravi malattie neuromuscolari a carattere degenerativo, determinate geneticamente, conseguenza cioè di un errore localizzato in un frammento della molecola di DNA di un cromosoma. Sono dovute ad alterazioni di proteine del sarcolemma (la membrana che ricopre la fibrocellula muscolare), quali distrofina, sarcoglicano e merosina, che servono a stabilizzare le proteine contrattili (actina e miosina).

Sono circa 20.000 le persone che in Italia soffrono di questa malattia progressiva in cui i muscoli deputati al controllo del movimento degenerano causando una crescente disabilità motoria; in alcuni casi si può arrivare anche a una condizione d’incapacità respiratoria che deve essere superata con l’utilizzo di sistemi respiratori meccanici. L’indebolimento muscolare può colpire anche il cuore.

La prova definitiva che questi sono disordini primitivi del muscolo viene dalla dimostrazione che i motoneuroni spinali, ovvero i nervi che dal midollo conducono lo stimolo motorio ai muscoli, e le terminazioni nervose sono intatti, in presenza peraltro di gravi alterazioni degenerative nelle fibre muscolari.

Le tipiche caratteristiche di questo gruppo di malattie sono la distribuzione simmetrica della debolezza e dell'atrofia muscolare, la sensibilità conservata, la persistenza dei riflessi cutanei e l'incidenza eredofamiliare.

Nella storia recente delle distrofie, l'evento più rilevante è stata la scoperta, da parte di Kunkel nel 1986, del gene per la distrofina e del suo prodotto proteico. Da allora, c'è stato uno straordinario accumulo di informazioni sulle distrofie muscolari, dal punto di vista genetico-molecolare, ultrastrutturale e biochimico, che hanno enormemente allargato le conoscenze sui meccanismi e le cause di queste malattie.

Attualmente la ricerca scientifica sotto il nome di distrofia muscolare ha individuato circa trenta malattie di origine genetica che si differenziano fra loro per sintomi,  gravità e  incidenza sulla popolazione. Si manifestano in età diverse: alcune in età infantile e nel periodo adolescenziale, altre in età adulta. Tra le molte tipologie di Distrofia Muscolare, ci sono la Distrofia muscolare di Duchenne e quella di Becker, la Distrofia muscolare di Emery-Dreifuss, la Distrofia muscolare facio-scapolo-omerale, le Distrofie dei cingoli, le Distrofie muscolari congenite, la Distrofia muscolare oculo-faringea, le Distrofie distali.

In tutte le distrofie si osserva la progressiva distruzione delle cellule muscolari e l’analisi istologica rivela:

- variazione delle dimensioni delle fibre muscolari,

- le miofibrille perdono le classiche striature e possono mostrare segni di necrosi e di infiltrazione macrofagica,

- sostituzione di queste aree di necrosi con tessuto adiposo o connettivo fibroso

Le due forme di distrofia muscolare più diffuse sono:

  • Ø la Distrofia muscolare di Duchenne, causata dall’assenza totale di una proteina, la distrofina. Essendo un difetto genetico localizzata sul cromosoma X, colpisce soggetti di sesso maschile (1 su 3500), mentre le femmine possono essere “portatrici sane”, tranne rari casi in cui la sindrome si manifesta in forma lieve. In Italia circa 5000 persone sono affette da questa patologia.
  • Ø la Distrofia muscolare di Becker, anch’essa legata ad un difetto genetico sul cromosoma X, è molto simile a quella di Duchenne, rispetto ad essa l’esordio è più tardivo (intorno agli 8 anni) e la progressione più lenta e meno severa. Raramente viene coinvolta in modo significativo la muscolatura respiratoria, mentre resta rilevante il problema cardiaco, che costituisce spesso l’elemento determinante per la prognosi. E’ causata da alterazioni nel gene della distrofina, lo stesso che causa la distrofia muscolare di Duchenne.  Ma in quella di Becker le alterazioni portano ad una diminuzione, e non all´assenza totale, della distrofina: quindi i sintomi della distrofia muscolare di Becker sono molto meno gravi.