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MORBO DI PARKINSON: DEFINIZIONE

La Malattia di Parkinson (da James Parkinson, medico inglese che la descrisse nel 1817) è una malattia neurodegenerativa del sistema nervoso centrale, ad evoluzione lenta ma progressiva, che compromette principalmente alcune funzioni quali il controllo dei movimenti e l’equilibrio.

La malattia si manifesta quando la produzione di dopamina nel cervello cala consistentemente, a causa della degenerazione dei neuroni della Sostanza Nera che si trova nel mesencefalo (una porzione del tronco encefalico).

La causa che porta alla degenerazione cellulare è sconosciuta. Probabilmente molteplici fattori concorrono al suo determinarsi:

  • genetici - alcune mutazioni geniche sono associate alla Malattia di Parkinson (ad es. nei geni di alfa-sinucleina (PARK 1/PARK 4), parkina (PARK-2), PINK1 (PARK-6), DJ-1 (PARK-7), LRRK2 (PARK-8), glucocerebrosidasi): tuttavia, solo il 20% dei malati presenta una storia familiare di malattia;
  • tossici - il rischio di malattia aumenta con l’esposizione prolungata/massiva a tossine quali alcuni pesticidi (come il Paraquat); idrocarburi-solventi (come la trielina); metalli pesanti (ferro, zinco, rame). Il fumo (in particolare la nicotina) sembra invece costituire, per motivi ancora oscuri, un fattore protettivo;
  • traumatici - studi compiuti su pugili e praticanti della boxe thailandese hanno evidenziato un aumento del rischio per chi è sottoposto a frequenti traumi alla testa.

La Malattia di Parkinson è diffusa in tutto il mondo in modo pressoché generalizzato: anche se secondo alcuni studi risulterebbe essere meno diffusa nelle popolazioni africana ed asiatica, tale dato è contestato. Si tratta della seconda malattia neurodegenerativa più comune, dopo la Malattia di Alzheimer: colpisce circa lo 0,3% della popolazione, con una lieve prevalenza maschile. Insorge mediamente intorno ai 60 anni: nel 5-10% dei casi, tuttavia, l’esordio è giovanile, tra i 20 e i 40 anni; prima dei 20 anni è estremamente rara; sopra i 60 anni colpisce invece 1-2% della popolazione, mentre la percentuale sale al 3-5% quando l’età è superiore agli 85.