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ALZHEIMER: RIABILITAZIONE

Durante l’intero decorso della malattia, al fine di limitarne le conseguenze e di rallentarne l’evoluzione, è possibile ricorrere ad interventi riabilitativi che consistono in un complesso di approcci che permettono di mantenere il più elevato livello di autonomia compatibile con la malattia.

Le manifestazioni cliniche delle demenze che possono essere oggetto di specifici interventi riabilitativi sono varie e riguardano i deficit cognitivi, ma anche i sintomi ansioso-depressivi, le alterazioni del ciclo sonno-veglia, le turbe dell’alimentazione, la disabilità nelle diverse attività della vita quotidiana.

Le metodiche non sono indicate indistintamente per ogni malato e in qualsiasi fase della malattia: i medici specialisti devono valutare quando la riabilitazione è indicata e quale metodica è più appropriata ad ogni singolo caso.

Fra le varie terapie non farmacologiche proposte, la Terapia di Riorientamento alla Realtà (ROT) è quella per la quale esistono maggiori evidenze di (moderata) efficacia. Questo approccio è finalizzato ad orientare il paziente confuso rispetto alla propria vita personale, all’ambiente ed allo spazio che lo circonda tramite continui stimoli di tipo verbale, visivo, scritto e musicale. La ROT si è dimostrata efficace in pazienti affetti da compromissione cognitiva lieve, nel rallentare l’evoluzione della malattia, rassicurando nel contempo il malato e mitigandone l’ansia. I suoi limiti consistono nella rapida caduta dell’efficacia al termine dell’intervento stesso (che quindi dovrebbe essere continuato) e nello scarso livello di autosufficienza, che consente di mantenere in sua assenza (è in sé fonte di dipendenza).

La ROT prevede un processo di stimolazione che implica la partecipazione di operatori sanitari e familiari, i quali, durante i loro contatti col malato gli forniscono ripetutamente, nell’arco delle 24 ore, informazioni essenziali circa l’orientamento temporale, spaziale, personale-relazionale. La continua ripetizione delle informazioni aiuta il malato a conservarle maggiormente nel tempo. Esiste anche un programma formale (ROT formale) che consiste in sedute giornaliere di gruppo (omogeneo per grado di deterioramento), durante le quali un operatore impiega una metodologia di stimolazione standardizzata.

Vi sono poi le terapie basate sulla stimolazione della memoria implicita, cioè procedurale, di tipo automatico, che presiede alle normali attività quotidiane. Si sono dimostrate utili nel migliorare i tempi di esecuzione di alcune attività della vita quotidiana, facilitandone lo svolgimento.

Favorevoli ripercussioni sulla qualità di vita della persona e sulla sua interazione sociale possono essere raggiunte anche con l’impiego di ausili mnesici esterni (diari, segnaposto, orologi, suonerie che ricordano al malato l’assunzione di farmaci, appuntamenti, o altri fatti della sua vita quotidiana). Trovano sempre maggiore applicazione anche nell’ambito dell’invecchiamento fisiologico; nell’indebolimento cognitivo si utilizzano nello stadio più lieve dia malattia.

La Terapia di Validazione, invece, si basa su un rapporto empatico con il malato: la comunicazione con esso comporta che venga accettata la realtà nella quale vive ed i suoi sentimenti, anche se collocati lontano nel tempo/realtà e, per così dire, ingiustificati/irrazionali. Si applica al malato con decadimento moderato o grave le cui scarse risorse cognitive residue renderebbero vani i tentativi di riportare il paziente al presente. L'ipotesi che sostiene questa metodica è che la demenza riporti il malato ad episodi passati del suo vissuto e a conflitti relazionali, specie familiari e con figure significative. Si tratta di seguire il paziente nel suo mondo interiore per cercare di capire quali siano i suoi sentimenti, per rassicurarlo, mitigandone l’agitazione, l’aggressività, l’ansia.

Nell’ambito degli interventi psicoterapeutici, uno spazio a sé occupa la Terapia di Reminiscenza (rassegna di vita, rievocazione spontanea di momenti significativi), che si fonda sulla naturale tendenza (soprattutto da parte dell’anziano) a conservare piacevolmente memorie antiche, a partire dalle quali l’operatore può cercare di sviluppare (tramite l’ausilio di oggetti, fotografie, ascolto di canzoni) un processo deliberato di collegamento e un livello di maggiore consapevolezza. Si utilizza soprattutto nello stadio intermedio di progressione della malattia.

Un’altra tecnica riabilitativa è la Rimotivazione, il cui scopo consiste nella rivitalizzazione degli interessi per gli stimoli esterni, nello stimolare un interesse all’ambiente circostante, creando dei collegamenti tra il mondo oggettivo e la realtà soggettiva dei malati, stimolati a relazionarsi con gli altri in atmosfere festose, conviviali, ludiche. In tale metodica gioca un ruolo importante l’indagine approfondita degli aspetti caratteriali del soggetto e la sua storia personale: i suoi interessi, gli hobby, le abitudini.

Tra le metodiche più recenti vi è la Musicoterapia, un intervento a carattere preventivo e terapeutico-riabilitativo che utilizza l’espressione musicale per la stimolazione e lo sviluppo di varie funzioni (come ad es. la motricità ed il linguaggio) e per il raggiungimento di maggiore consapevolezza e benessere. Alla base dell’utilizzo di questa disciplina nell’indebolimento cognitivo vi la constatazione che le memorie che procurano intensa emozione si mantengano inalterate molto a lungo, nonostante gravi livelli di deterioramento. Procedimenti fondamentali di questa terapia sono quello cosiddetto ricettivo e quello cosiddetto attivo. Il primo consiste nell'ascolto di messaggi sonori, ritmici e musicali scelti dal terapeuta a seconda delle situazioni. Quello attivo consiste nel fare concretamente musica, utilizzando strumenti musicali (anche semplici), oggetti, parti del corpo, nell’ambito di training individuali o di gruppo. L’ascolto della musica favorisce il richiamo alla memoria di ricordi ed emozioni, facilitandone l’espressione verbale o creativa. Il canto, e la produzione musicale in genere, specie se a coppie o nell’ensemble del gruppo, offre la consapevolezza d’essere lì in quel momento e ridona il senso d’appartenenza alla comunità. La musica può inoltre favorire l'orientamento nel tempo e nello spazio; semplici movimenti al suono di musica possono essere mirati alla riacquisizione dello schema corporeo, alla stimolazione sensoriale, alla produzione di gesti e movimenti espressivi, ad una migliore tonicità psicofisica.