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MORBO DI PARKINSON: RIABILITAZIONE

La riabilitazione della persona affetta da Malattia di Parkinson si propone di promuovere lo sviluppo del potenziale di salute dell’individuo, il mantenimento della sua massima autonomia e l’apprendimento di strategie motorie e cognitive con specifico riferimento alla situazione personale del soggetto e della sua rete familiare/sociale.

Poiché la malattia è cronica e tende a peggiorare, in assenza di alcun genere di cura risolutiva, la riabilitazione si propone in primis il mantenimento della situazione psicofisica del paziente e la prevenzione di danni secondari e terziari, cioè delle problematiche causate dalla riduzione del movimento, dell’attività fisica, delle relazioni sociali. E’ importante, ancora una volta, la prospettiva multidisciplinare: un consiglio informato, consapevole e, più che possibile, partecipato. Il trattamento varia in funzione della fase e dell’evolutività della malattia, dei sintomi prevalenti, delle condizioni psicosociali del soggetto.

La riabilitazione, sia nelle forme convenzionali e canoniche della fisioterapia (per le funzioni motorie) e della logopedia (per le funzioni cognitive), sia nei trattamenti integrativi/complementari si dimostra estremamente utile. Anche se non vi sono ancora linee-guida unanimamente condivise, molti autorevoli studi sostengono l’importanza di abbinare ai farmaci attività fisiche/cognitive in grado di ritardare/ridurne il declino funzionale, agendo favorevolmente sulla qualità di vita e lo stato di salute.

La fisioterapia si è imposta molto presto, nel trattamento della Malattia di Parkinson; in seguito, i successi della l-dopa ne fecero diminuire l’importanza. Si è avuta però una ripresa di interesse per questo tipo di intervento da quando si sono evidenziate le complicanze dovute ai farmaci, ed in seguito anche alla constatazione che la progressione della malattia continua nonostante la terapia medica: sono stati messi a punto via via programmi fisioterapici più specifici ed efficaci. L’esercizio fisico regolare, meglio se guidato/monitorato nelle fasi iniziali, è certamente utile per mantenere e migliorare la mobilità, la flessibilità, la forza, l’andatura, nonché la qualità di vita. La fisioterapia si rivela efficace per migliorare la rigidità: sono proposti esercizi e tecniche di rilassamento (ad es. dondolamenti, rotazioni lente, aperture progressivamente ampie, respirazione diaframmatica) che aiutano a diminuire l’eccessiva tensione muscolare. Per la deambulazione si propongono esercizi studiati per migliorare il passo, la flessibilità e la velocità dell’andatura, per l’equilibrio, per rafforzare la muscolatura indebolita. Viene raccomandata l’implementazione progressiva delle strategie di stimolazione. Si consiglia inoltre di effettuare gli esercizi nei momenti della giornata in cui le condizioni cliniche sono ottimali (in particolare dopo un’ora dall’assunzione del farmaco, poiché si è evidenziata una correlazione tra momento della sua assunzione e forza muscolare). Un’attività fisica dolce e possibilmente gradita, protratta con costanza, è anche utile per combattere la stpsi, migliorare il tono dell’umore, migliorare/conservare l’autonomia psicofisica.

La logopedia si occupa di prevenzione, educazione e trattamento dei disturbi riguardanti la voce, il linguaggio, la comunicazione, le funzioni cognitive. Le alterazioni della voce (indebolimento del volume, involontarie esitazioni prima di parlare, articolazione indistinta, monotona, balbettante) sono dovute ad un cattivo coordinamento dei muscoli che controllano la respirazione, la fonazione, l’articolazione, la prosodia: una serie di esercizi quotidiani, insegnati e poi controllati dal logopedista, da eseguire da soli o con aiuto, meglio se davanti ad uno specchio, con molta attenzione alla postura, possono rivelarsi efficaci (ad es. il Metodo Lee Silverman da praticare almeno tre volte la settimana). Esercizi (anche assistititi da computer) per l’attenzione, la memoria ed altre funzioni cognitive hanno una loro utilità nel caso di malati cognitivamente indeboliti.

I trattamenti integrativi/complementari (Agopuntura, Arteterapia, Attività Fisica Adattata, Biodanza®, Ginnastica posturale, Lied therapy, Pancafit®, Pilates, Shiatsu, Tai-chi, Terapia occupazionale, Yoga) sono costituiti sia da metodiche messe a punto a fini riabilitativi, sia da pratiche nate senza alcuna intenzionalità strettamente terapeutica, che si sono dimostrate validi aiuti per chi soffre della Malattia di Parkinson. Le terapie complementari, quasi sempre pratiche di gruppo in grado di sviluppare integralmente i potenziali umani, hanno il vantaggio di favorire la socializzazione, di contribuire a mantenere la plasticità neuronale, di agire favorevolmente, se gradite, sull’umore, sul comportamento, sull’autonomia e l’autostima, apportando generalizzati benefici a livello psicofisico.

Nelle fasi avanzate della malattia diventa fondamentale il coinvolgimento del caregiver e si pone maggiore attenzione alla prevenzione delle cadute e delle complicanze respiratorie, al trattamento della disfagia; si vaglia/verifica accuratamente un piano per gli ausili (per l’alimentazione, l’igiene personale, la deambulazione, ecc.). Per consentire il mantenimento dei risultati, la frequenza dei trattamenti dovrebbe puntare sulla continuatività dell’intervento, evitando la sporadicità del “ciclo”; facendo seguire ad un trattamento individuale, periodico, il trattamento di gruppo o l’autotrattamento (eventualmente supportato da video).